I Patrizi - Hispellum 2017 Programma

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Curiosità
I PATRIZI
Si riconduce generalmente a Romolo, primo leggendario re dell’Urbe, la suddivisione del popolo in due ordini: patrizi e plebei, laddove il termine patricii, trovando la sua radice nel sostantivo patres, significa “capifamiglia” o, per meglio dire, “capi delle grandi famiglie”. Le famiglie patrizie, o gentes, riconoscendo la propria discendenza da un progenitore comune, rappresentavano quei gruppi che sin dagli albori di Roma erano riusciti ad accumulare nelle loro mani il maggior numero di ricchezze, in termini di bestiame e possedimenti agricoli. Questa supremazia di fatto li separava dai plebeii (dal greco plethos, “moltitudine”), ordine all’interno del quale militavano molte famiglie prestigiose ma alle quali per lungo tempo furono precluse le principali cariche dello Stato romano. Soltanto grazie alle leges Liciniae Sextiae, emanate nel 367 a. C. dai tribuni della plebe Gaio Licinio Stolone e Lucio Sestio Laterano, i plebei ottennero il primo significativo successo: uno dei due consoli sarebbe stato (o avrebbe potuto essere, senza veto alcuno) di estrazione plebea.
La Repubblica fu, di fatto, una creazione delle gentes patrizie; inoltre, la maggior parte dei plebeii erano legati a loro da vincoli clientelari: dunque furono determinanti nello sbilanciare a favore del primo ordine i risultati della lotta politica. Sino all’età di Cesare il patriziato rimase una casta chiusa, e comunque l’appartenenza a quest’ordo continuò a costituire motivo di prestigio anche in seguito. Tra le famiglie patrizie storicamente più insigni ricordiamo gli Iunii, i Cassii, i Sempronii, i Valerii, i Tullii, protagonisti della lotta ai Tarquini e della caduta della monarchia; queste famiglie si estinsero nel corso dei secoli successivi, pertanto le omonime gentes plebee dell’ultimo secolo della Repubblica potrebbero aver avuto origine da liberti delle suddette famiglie.
(Andrea Cannucciari)
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