Curiosità
I PATRIZI
Si riconduce generalmente a Romolo, primo
leggendario re dell’Urbe, la suddivisione del popolo in due ordini: patrizi e
plebei, laddove il termine patricii,
trovando la sua radice nel sostantivo patres,
significa “capifamiglia” o, per meglio dire, “capi delle grandi famiglie”. Le
famiglie patrizie, o gentes,
riconoscendo la propria discendenza da un progenitore comune, rappresentavano
quei gruppi che sin dagli albori di Roma erano riusciti ad accumulare nelle
loro mani il maggior numero di ricchezze, in termini di bestiame e possedimenti
agricoli. Questa supremazia di fatto li separava dai plebeii (dal greco plethos,
“moltitudine”), ordine all’interno del quale militavano molte famiglie
prestigiose ma alle quali per lungo tempo furono precluse le principali cariche
dello Stato romano. Soltanto grazie alle leges
Liciniae Sextiae, emanate nel 367 a. C. dai tribuni della plebe Gaio
Licinio Stolone e Lucio Sestio Laterano, i plebei ottennero il primo significativo
successo: uno dei due consoli sarebbe stato (o avrebbe potuto essere, senza
veto alcuno) di estrazione plebea.
La Repubblica fu, di fatto, una creazione delle gentes patrizie; inoltre, la maggior
parte dei plebeii erano legati a loro
da vincoli clientelari: dunque furono determinanti nello sbilanciare a favore
del primo ordine i risultati della lotta politica. Sino all’età di Cesare il
patriziato rimase una casta chiusa, e comunque l’appartenenza a quest’ordo continuò a costituire motivo di
prestigio anche in seguito. Tra le famiglie patrizie storicamente più insigni
ricordiamo gli Iunii, i Cassii, i Sempronii, i Valerii, i Tullii, protagonisti della lotta ai
Tarquini e della caduta della monarchia; queste famiglie si estinsero nel corso
dei secoli successivi, pertanto le omonime gentes
plebee dell’ultimo secolo della Repubblica potrebbero aver avuto origine da
liberti delle suddette famiglie.
(Andrea Cannucciari)